STAI LEGGENDO MILAZZO 24. Il passaggio più intrigante, e forse il più delicato della relazione quinquennale presentata in aula ieri sera dal sindaco Pippo Midili, si trova a pagina 5, dove il primo cittadino rivendica con orgoglio: “L’impiego di oltre 25 professionisti milazzesi in ogni progettualità a prescindere dal colore politico o di appartenenza e senza vincoli elettoralistici o obblighi di versamenti più o meno legali a titolo personale o di gruppo”.
Questa frase, nel suo tentativo di dipingere un quadro di trasparenza e meritocrazia, finisce per risultare involontariamente “equivoca”. Il Sindaco, infatti, si sente in dovere di sottolineare l’assenza di “obblighi di versamenti più o meno legali”, una precisazione che, più che rassicurare, accende un faro. Perché una tale enfasi sull’assenza di illegalità? È un’autocertificazione preventiva o un’ombra lanciata sull’operato altrui? Gli addetti ai lavori, però, avrebbero individuato il destinatario del messaggio. Non i suoi predecessori ma l’onorevole Cateno De Luca per via della polemica dei mesi scorsi sui contributi versati a Sud Chiama Nord. Con “Catenello” (così lo chiama ironicamente), infatti, c’è uno scontro in corso a colpi di sagome….
Il Sindaco Midili continua celebrando l’incremento della raccolta differenziata dal 12% al 73% in quattro anni e la contestuale diminuzione del costo per la cittadinanza, passato da 10 milioni di euro nel 2020 a 8,6 milioni di euro odierni, con una riduzione del 15%.
Elogi più che meritati per l’aumento della differenziata, «ma sul fronte dei costi Midili dimentica di menzionare il contesto cruciale del 2020 e degli anni precedenti – sottolinea il consigliere Damiano Maisano di ControCorrente – e che l’appalto in realtà dovrebbe costare 4,5 milioni di euro l’anno ma costa il doppio per una serie infinita di appalti extra a ditte terze (anche per interventi che in buona parte sono inseriti nell’appalto settennale) che se non superano i 150 mila euro possono essere affidate anche in maniera diretta».
«Durante l’amministrazione Formica, precedente a quella Midili, l’Urega (Ufficio regionale gare) aveva bandito e assegnato un appalto settennale (del valore di circa 32 milioni di euro) a gennaio 2019, ma l’affidamento era stato impugnato con ricorso al TAR da altre ditte concorrenti – ricorda il consigliere di ControCorrente Damiano Maisano – Questo contenzioso ha bloccato l’avvio del servizio settennale e ha costretto l’Amministrazione a procedere con affidamenti temporanei di pochi mesi per garantire il servizio in attesa della sentenza, una situazione di precarietà che notoriamente fa lievitare i costi, portandoli alla cifra di 10 milioni di euro. In sostanza, i 10 milioni di costo del 2020 (comprensiva della raccolta speciale durante il Covid) non erano il costo strutturale di un appalto a regime, ma l’inevitabile conseguenza di una paralisi giudiziaria non imputabile alla gestione ordinaria della precedente amministrazione in quel momento».
Il leitmotiv della relazione è il risanamento economico ottenuto senza ricorrere all’indebitamento. Il Sindaco usa toni durissimi contro le amministrazioni passate, definite “ottimi acquirenti del luccicante mondo delle opere pubbliche” capaci solo di ricorrere al prestito, lasciando alla città un milione e mezzo di euro da rimborsare ogni anno.
E rivendica: Stabilizzazione dei precari storici (154 persone) entro due mesi dall’insediamento; Aumento a 34 ore per tutti i precari storici entro fine 2025; Nuove assunzioni a tempo indeterminato (15 vigili urbani, 10 giardinieri/operai, 6 assistenti sociali, funzionari e dirigenti); Chiusura del dissesto finanziario (economica) al 29 ottobre 2025. Patrimonio ampliato di oltre 150 milioni di euro senza indebitare i cittadini. Cassa liquida passata da 6 milioni (con 8,5 milioni vincolati) a 22,5 milioni (con meno di 8,5 milioni vincolati).
Midili rivendica con forza il merito di aver lasciato alla città un futuro “sereno e duraturo”, ma la parte finale del documento si chiude con l’amara constatazione che gran parte della cassa liquida rimane bloccata, in parte per le “scellerate scelte politiche economiche del passato” e in parte per i “mancati introiti a carico dei cittadini”. Insomma, il risanamento è cosa fatta, ma la colpa, in fin dei conti, è dei politici del passato e i cittadini che non vogliono pagare le tasse.
