L’idea è nata leggendo dalla bibliografia del Santo la sua ultima parte di vita, che decise di trascorrere a Camposampiero, a pochi chilometri da Padova, nei possedimenti di un nobile dell’epoca, il Conte Tiso che lo ospitava nella sua dimora. Al Santuario di Sant’Antonio da Padova di Capo Milazzo è stata allestita la prima edizione del presepe che riprende questa ambientazione.
A Camposampiero Antonio, girando per i boschi, decise di farsi creare una celletta su un albero di noce, ricreata nella parte destra del presepe. Una notte Tiso, andando verso la celletta si accorse di un bagliore proveniente dalla stanza e avvicinandosi vide Antonio che teneva in braccio Gesú Bambino.
Il presepe di Capo Milazzo si divide in due parti: a sinistra c’è la classica rappresentazione della natività in cui però manca la culla e a destra la celletta che ospita Antonio con il Bambino in braccio, come se il Santo entrasse nella scena originale per accogliere Gesú.
Vicino il testo che narra questo avvenimento un pescatore a ricordo di quello che era originariamente la grotta che oggi ospita il Santuario, ovvero un rifugio per i pescatori.
Si è scelto di farlo sotto il crocifisso in modo da marcare il collegamento dell’incarnazione di Gesu morte e risurrezione.
